Sabato 14 Aprile, nell’Aula Magna della Facoltà di Giurisprudenza, si è svolto il 14^ ed ultimo incontro del ciclo di Conversazioni Etiche promosso dal RC Foggia “U. Giordano”, in collaborazione con l’Unifg su “Etica e Obiezione di coscienza”, rivolto a studenti del Triennio di Istituti Superiori liceali e professionali.
La Conversazione è stata condotta dai relatori Leonardo di Carlo, Prof. di Filosofia del Diritto Unifg e dal dr. Pasquale Vaira, Dirigente medico dell’Unità Operativa di Anestesia e Rianimazione presso “Casa Sollievo della Sofferenza” di San Giovanni Rotondo, e moderata dall’avv. Valentina Lucianetti, socia del nostro Club.
Nel saluto di apertura, il presidente del Club, dr. Luciano Magaldi, ha evidenziato l’impossibilità di delineare in poco tempo una tematica articolata e complessa come quella dell’Obiezione di coscienza, che coinvolge aspetti ideologici, morali e religiosi, ma che si rende necessaria essendo una questione emergente in relazione alle recenti tematiche bio-sanitarie, determinate dai progressi scientifici e tecnologici, che richiedono un’attenta riflessione anche sul piano morale. Non si può rimanere indifferenti di fronte a decisioni che investono la società e turbano la tranquillità individuale. L’obiezione non coincide con un semplice “dire di no” ma implica l’apertura di un’alternativa possibile, di uno scenario diverso rispetto a ciò che non è lecito accettare. Tale pensiero ha sottolineato il Presidente che, in veste di medico ospedaliero, è ben consapevole della drammaticità di scelte spesso in conflitto fra profonde convinzioni proprie e ciò che viene richiesto dalle Istituzioni; l’obiezione di coscienza non è “rifiuto del fare” quanto piuttosto rivendicazione della propria libertà.
L’avv. Lucianetti, prima di presentare i relatori, si è soffermata sulla locuzione “obiezione di coscienza” spiegando alla giovane platea che il termine indica la possibilità di rifiutare di ottemperare a un dovere, imposto dall'ordinamento giuridico o comunque contrario a convinzioni personali, etiche, morali o religiose; il prof. Di Carlo ha condotto un excursus storico, sottolineando come nel Mondo Occidentale l'Obiezione di coscienza riguardasse il rifiuto di prestare il servizio militare per motivazioni di carattere etico e religioso; a tale proposito ha citato il primo grande obiettore di coscienza, Massimiliano di Tebessa, giustiziato ad appena 21 anni per essersi rifiutato di arruolarsi nell'esercito romano. Dal punto di vista giuridico-costituzionale, le prime forme di tutela dell'obiezione di coscienza al servizio militare sono sancite dalle Costituzioni; nel continente europeo, il diritto all'obiezione di coscienza fu riconosciuto a livello costituzionale nel corso del Novecento, in particolare all'indomani della II° guerra mondiale. Nella legislazione italiana venne introdotto per la prima volta dalla legge 15 dicembre 1972, n. 772, che riconobbe il diritto all'obiezione contro il servizio militare di leva per motivi morali, religiosi e filosofici, introducendo la possibilità di sostituirlo con un servizio non armato, mentre in precedenza si era considerati "disertori". Con la Legge 8 luglio 1998, n. 230, che sancì il pieno riconoscimento giuridico dell'obiezione di coscienza inteso come diritto della persona, si chiuse un capitolo della storia istituzionale del nostro Paese e si schiuse una nuova prospettiva al passo coi tempi e con le esigenze della società: il Servizio Civile Nazionale.
Il Prof. Di Carlo ha sottolineato che l'esercizio del diritto all'obiezione è possibile anche in altri ambiti, come nella sperimentazione animale e per l'aborto, da parte di medici e infermieri, anche se si registrano ancora perplessità e dissensi. Infatti in molte strutture nazionali, interrompere una gravidanza, scelta di per sé già difficile per una donna, è quasi impossibile. La questione dell’obiezione di coscienza, sia per quanto riguarda l’aborto che la sospensione delle cure in fasi terminali, risulta assai delicata e complessa. Molto si sta dibattendo sul ruolo del consenso nella "nuova" alleanza terapeutica tra paziente e medico ma, conclude il Relatore, “il Diritto cammina sulle nostre scarpe”.
Il Dr. Vaira ha impostato la sua relazione su “EUTANASIA tra bioetica e filosofia”, il cui dibattito è diventato essenzialmente “giuridico”, ponendo una serie di interrogativi che hanno letteralmente catturato l’attenzione dei giovani studenti:
<Può una legislazione legalizzare l’eutanasia e può un uomo applicarla?>; <La vita umana, anche quella malata, anche quella smarrita nei labirinti della coscienza, non più integra o quella sprofondata negli abissi di un coma, può perdere di dignità anche se non percepisce più significati?>; <Il paziente può chiedere al medico qualcosa che non sia a favore della vita e il medico, a sua volta, può compiere atti che vadano contro di essa?>;<Uno Stato può autorizzare il diritto di dignità dei suoi cittadini di fronte al dolore con la soppressione eutanasica realizzata attraverso la sapiente assistenza del medico?>; <A quale ruolo decisionale il Medico è chiamato: al rispetto della Legge (obbligo di assistenza) o all’ascolto della propria coscienza?>.
A tali inquietanti quesiti, il Dr. Vaira, con pacata serenità e consapevolezza, ha risposto illustrando citazioni di autorevoli pensatori, filosofi, sociologi, ecclesiastici, partendo da Ippocrate (420 a.c.) “non somministrerò ad alcuno, nemmeno se richiesto, un farmaco mortale, né suggerirò un tale consiglio> a Bacon (1605) “è altamente desiderabile che i medici imparino l’arte di aiutare gli esseri umani che soffrono ad uscire da questo mondo con più dolcezza”…“il vero scopo dell’eutanasia non è quello di dare la morte ma di eliminare il dolore e dare dignità agli esseri umani”. Per la Chiesa: “esiste una dignità della persona umana ed esiste un diritto alla vita; tutti i crimini contro la vita (omicidio, genocidio, aborto, suicidio, eutanasia) vengono considerati come contrari al diritto”. L’Assemblea del Consiglio d’Europa nel 2005, Art 7, ha sancito che “il medico deve placare la sofferenza e non ha il diritto, anche nei casi che sembrano disperati, di affrettare intenzionalmente il processo naturale della morte”.
Dopo aver esposto gli aspetti laici (“il medico deve placare la sofferenza e non ha il diritto, anche nei casi che sembrano disperati, di affrettare intenzionalmente il processo naturale della morte”; costituzionali (“attualmente dal comitato Nazionale di Bioetica è riconosciuta laDichiarazione anticipata di volontà come meritevole di tutela, giuridicamente degna di considerazione in quanto espressione della libertà di pensiero”, Art. 19 Costituzione italiana); Legislativi (“chiunque cagioni la morte di un uomo è punito con la reclusione non inferiore ai 21 anni”- attenuanti per l’eutanasia), il Dr. Vaira ha poi condotto una panoramica sulle varie legislazioni nel Mondo:
USA: La Corte Costituzionale Federale ha dato la possibilità ad ogni Stato di legiferare; OLANDA: Eutanasia in atto dal 1/4/2002; AUSTRALIA: Legale dal 2002; CINA: Legale dal 1998 (solo per malati terminali); SVIZZERA e GERMANIA: suicidio assistito;
in controtendenza AUSTRIA, dove l’esistente legge è stata abrogata nel 1977.
Anche se attualmente si registra un’apertura verso l’interruzione dell’AT (eutanasia passiva), prevista e considerata lecita, il Dr. Vaira ha lanciato ai giovani un messaggio significativo: <La vita è un dono, la morte è ineluttabile, è necessario quindi che noi senza prevenire l’ora della morte, sappiamo accettarla in piena coscienza e dignità. Coloro che si dedicano alle cure della salute pubblica non lascino niente di intentato per curare un uomo malato ma non prestino accanimento terapeutico per fare così in modo che venga salvaguardato l’unico bene reale dell’uomo: la sua DIGNITà”;ha concluso con la nota affermazione “SI MUORE SEMPRE SOLI” di F. Dostoevskij
Maria Buono
RC Foggia “U. Giordano”